Qualche mese fa, abbiamo parlato di Kill the Minotaur, pubblicato da Saldapress, e oggi torniamo a parlare di un altro fumetto, sempre pubblicato dall’editore emiliano, con il medesimo concept, ovvero la revisione, la riscrittura di una leggenda. Stiamo parlando di Unholy Grail, in questo caso, Cullen Bunn e Mirko Colak reinterpretano uno dei cicli più famosi della storia, rivedendo la leggenda di Re Artù e del mago Merlino in chiave “horror”.
Unholy Grail si apre mostrandoci un campo di battaglia, traboccante di cadaveri, sul quale incede Parsifal, cavaliere della Tavola Rotonda, tornato a Camelot dopo aver finalmente trovato il Santo Graal. Da questo incipit, inizia la storia che ripercorre le tappe fondamentali del ciclo bretone, mettendo al centro del palco Merlino. Il mago, diretto a Camelot per assistere il morente re Uther Pendragon, viene posseduto da un demone desideroso di portare ancora più caos e distruzione sulla Terra. Alla morte del re, il mago corrotto va alla ricerca del giovane Artù, designato come successore di Pendragon, per crescerlo in attesa che questi si sieda sul trono. Ovviamente, i suoi intenti sono altri, manovrando non solo l’erede al trono, ma anche tutti gli altri personaggi che ritiene utili per i suoi sadici intenti.
Aftershock Comics ha dato la possibilità a Bunn di poter finalmente terminare e pubblicare la storia che da diversi anni desiderava concludere, aprendo il sipario su una Camelot logorata dalle azioni del suo manipolato reggente. La mano che lo muove è in realtà quella del posseduto Merlino, un demone che, seminando discordia e malafede, genera guerre, assassinii e tradimenti. Nonostante questo clima cupo e per niente affatto positivo, ci sono dei piccoli spiragli di positività, incarnati ad esempio da Lancillotto, rimasto fedele ad Artù come amico, prima che come cavaliere, nonostante il suo esilio. L’intento di rappresentare una versione più violenta e cruda del ciclo Bretone risulta vincente in parte: ad esempio, la celebre Spada nella Roccia viene rappresentata in maniera abbastanza macabra, e la Dama del Lago viene rivisitata, facendola assomigliare più ad una creatura uscita dai racconti di H.P. Lovecraft. Il tutto, quasi a discapito però della rappresentazione di quella violenza fisica che, a mio parere, avrebbe reso ancora di più vera l’atmosfera del periodo storico, oltre che ad incentivare ancora di più l’intento di partenza della storia.
Anche i disegni, sotto questo punto di vista, non aiutano molto. Mirko Colak, disegnatore che vanta collaborazioni con DC Comics e Marvel, anche su titoli di tutto rispetto come Lanterna Verde di Geoff Johns e la nuova serie di Uncanny X-Men, sembra anche lui essersi trattenuto proprio nella rappresentazione della violenza e della parte più cruda che questa storia poteva riservare, sebbene anche lui abbia dato la sua personale interpretazione del ciclo.
Nota di merito per l’edizione che Saldapress ha confezionato per questa pubblicazione, mettendo in rilievo lucido tantissimi dettagli della copertina cartonata, pubblicandola ad un prezzo molto onesto. Intendiamoci, Unholy Grail è una lettura piacevole, in grado di dare una visione quasi innovativa della leggenda di Artù e dei suoi cavalieri; personalmente, la ritengo però un’occasione quasi sprecata di poter davvero trasformare il ciclo bretone in una sua versione cruda e sanguinosa.