É raro solitamente trovare delle opere prime in concorso nella selezione ufficiale del Festival di Venezia, ma stranamente è proprio quello che è successo a Shannon Murphy con il suo Babyteeth: dopo aver girato vari cortometraggi ed alcune puntate di varie serie tv, il regista arriva in concorso con un film tratto da un’opera teatrale del 2012 di Rita Kalnejais, che per l’occasione ha anche scritto la sceneggiatura del film.
La trama ruota attorno ad un’adolescente di nome Milla, malata di cancro, che si innamora di Moses, uno spacciatore di qualche anno più grande di lei. Contro il parere dei suoi genitori, Milla comincia a frequentarlo e scopre di riuscire così a guardare nuovamente la vita con entusiasmo.
I primi momenti della pellicola, che ricorda molto lo stile da film indie alla Juno, come il primo incontro tra i protagonisti alla stazione o la cena a casa con i genitori della protagonista, sono scene molto carine, confezionate bene e che spingono lo spettatore a cercare di capire come evolverà la situazione.
Purtroppo non si può dire lo stesso delle lunghe parti con i genitori di Milla, fin troppo presenti fin dal primo minuto, e che non lasciano assolutamente spazio ai due protagonisti, molte volte oppressi da questi due personaggi e dalle loro sottotrame, che sono sicuramente importanti essendo la protagonista una ragazza di 16 anni ma, a lungo andare, hanno il difetto di allungare inutilmente la durata della pellicola, che raggiunge le due ore quando in realtà sarebbe bastata un’ora e mezza.
Ben Mendelsohn, pur nei panni di un personaggio con fin troppo spazio, risulta sicuramente molto bravo, ed è probabilmente, tra i protagonisti, quello che ha reso meglio la parte: anche il resto del cast fa un ottimo lavoro, si nota la matrice di opera teatrale perché gli attori sono tutti molto in forma. Il problema è la sostanza di fondo che il film non ha, soprattutto se pensiamo al fatto che è una pellicola che parla di malattia, che tuttavia non viene analizzata e sviluppata a fondo così come altri temi che vengono solo abbozzati senza venir sviluppati in maniera esaustiva: ci si trova di fronte ad una pellicola che, seppur con buoni presupposti, scade nel classico teen, come Colpa delle Stelle o A un metro da te, ed è un peccato perché la malattia di Milla è sicuramente qualcosa di interessante, che avrebbe meritato maggior spazio, mentre Babyteeth, sotto questo aspetto, delude per superficialità.
Il comparto tecnico è ben fatto, a partire dalla fotografia che è veramente ben curata e grazie anche agli abiti che vengono indossati dai protagonisti notiamo un interessante gioco di luci.
Anche la musica è ben utilizzata, con una scelta di accompagnamenti musicali decisamente azzeccata.
Il problema del film è da ricercarsi soprattutto nella storia, nella sceneggiatura, nei dialoghi, nello sviluppo dei personaggi che, nonostante una protagonista che avrebbe tutto per essere il fulcro della pellicola, finisce per passare in secondo piano rispetto al co-protagonista, decisamente più interessante.
In Babyteeh, sostanzialmente, non arriviamo mai ad interessarci al 100% della storia, ed il finale, decisamente prevedibile e “furbacchione”, decisamente non aiuta.
In sostanza si tratta di un film carino, che si guarda volentieri nonostante la durata eccessiva, ma che non raggiunge assolutamente film più commerciali come Colpa delle stelle che, seppur con un intento infinitamente più commerciale, riescono ad essere sicuramente più efficaci nella messa in scena e nel messaggio.