Il 26 novembre è finalmente arrivato il primo volume di Arcadia, intitolato Mad World, primo capitolo del nuovo arco narrativo ambientato nell’universo di Nomen Omen, la saga urban fantasy creata da Marco B. Bucci e Jacopo Camagni, edita da Panini Comics in Italia e da Image negli Stati Uniti. Per l’occasione, oltre ad aver recensito con piacere questo nuovo, splendido volume, abbiamo avuto la possibilità di fare alcune domande al duo di autori responsabili di questo piccolo gioiello a fumetti, sia legate strettamente ad Arcadia che su altri argomenti, tra i quali il progetto Spectrum.
Innanzitutto complimenti per questo volume incredibile. Nomen Omen è uno dei miei fumetti preferiti degli ultimi anni, ma Arcadia è letteralmente una bomba. Non vedo l’ora di leggere il seguito, sperando arrivi presto. Questo incredibile cambio di direzione stilistica, con il mondo così ricco di colori ed il grigio a fare da contraltare, era pianificato fin dall’inizio del progetto Nomen Omen o è una decisione che avete preso in corso d’opera? E soprattutto, il ribaltamento ed evoluzione dei personaggi è stato qualcosa, anch’esso, di pianificato o avete cambiato le carte in tavola in corsa?
Jacopo: Tutta la saga di Nomen Omen è stata pensata così come la state leggendo sin
dall’inizio. Quando presentammo il progetto a Panini consegnammo un plot che
comprendeva anche il finale, quindi posso tranquillamente dire che l’idea di
dividere la serie in due archi narrativi era già contemplata. Il primo arco era
quello urban fantasy e il secondo quello fantasy urban.
L’unica cosa che non era prevista, ma che, come alcune altre piccole cose, è
nata in corso d’opera, è l’idea del cambio di nome. Chiamare Arcadia il secondo
arco narrativo della storia è diventato naturale nel momento in cui abbiamo
messo nero su bianco il terzo volume e “chiuso” il primo arco.
Dopotutto Nomen Omen si basa in gran parte sulla magia dei Veri Nomi, chi
siamo noi per negare il grande rituale che è stato compiuto?
Se già Nomen Omen era metanarrativo in maniera decisamente esplicita, con
Arcadia avete rincarato la dose, arrivando a quella che ho voluto definire una
matrioska onirica di storie. E’ incredibile il potenziale di storie che possono esistere in Arcadia, ma quello che è più incredibile è questo potenziale, in parte già espresso, di giocare con le stesse regole della narrazione. Quindi, sostanzialmente, quanto vi piace la Storia Infinita di Michael Ende? C’era tantissimo (a mio modo di vedere, ovvio) del romanzo di Ende in Nomen Omen e in Arcadia questa sensazione è fuori scala, a mio avviso.
Marco: “Matrioska onirica di storie” è uno dei modi più belli di descrivere cosa
succede in Arcadia! Su Michael Ende credo sia la mia pelle a dover rispondere.
Il primo tatuaggio che ho fatto (ormai ne sono ricoperto) è stato l’Auryn
dell’Infanta Imperatrice, proprio sul petto, dove lo teneva Atreyu. Dopo anni ho
tatuato i due oracoli sui pettorali a guardia dell’Auryn. La Storia Infinita è il mio
libro preferito e il primo per il quale ho pianto. Non credo sia facile far piangere
un bambino con un libro. Non dimenticherò mai quello che ho provato e quando
io e Jacopo abbiamo deciso che avremmo scritto un fumetto sulle Storie e sulla
Narrazione non ho avuto dubbi. Dopotutto è stato Jacopo a trovare una copia
della prima edizione della Storia Infinita in una scuola elementare chiusa, a
rubarla e a regalarmela. Era un segno. Che i temi contenuti in quel capolavoro
dovessero sopravvivere, trasformarsi e prendere nuove e inaspettate direzioni.
Jacopo, da super amante dei comics americani, in questo volume ho visto
tantissimo di quanto, seppur con stili differenti, ho visto fare a Mike del Mundo su
Weirdworld per Marvel. Potrei azzardare che quella miniserie ti abbia influenzato
parecchio nel clamoroso lavoro che hai svolto su Arcadia, visto che, anche in quel
caso, si parla di un mondo permeato dalla magia e in cui coesistono tantissimi personaggi e luoghi che ricordano, più o meno da vicino, tanti elementi
dell’immaginario fantasy?
Jacopo: Diciamo che le ispirazioni per la nostra visione di Arcadia sono tante quante le
storie che la abitano. Ho cercato di fondere in modo omogeneo diversi di spunti
letterari, cinematografici e, si, anche fumettistici. Il risultato doveva essere
qualcosa che fosse solo nostro ma che al contempo ricordasse a tutti qualcosa
di conosciuto. Un senso di déjà-vu visivo, eppure credibile e coerente. Dopotutto
doveva essere capace di raccontare al meglio la pluralità dei luoghi archetipici e
dei personaggi che ne fanno parte.
A fine volume c’è quest’illustrazione che parla di Spectrum, di una campagna
Kickstarter e mi sembra abbastanza lampante che possa trattarsi di un gioco di ruolo, che mi renderebbe oltremodo felice, essendo un patito di D&D da più tempo di quanto voglia ricordare. Potete dirci qualcosa in merito?
Marco: Il progetto di Spectrum è gigantesco e troneggia su di noi diventando ogni
giorno più reale. Si ricollega molto bene alla domanda che ci hai fatto in merito
alla Storia Infinita di Ende. Forse Nomen Omen non ha solo bisogno di lettori,
ma anche di Narratori…
Domanda secca per concludere l’intervista, QUANDO ESCE IL PROSSIMO
VOLUME?
Marco: L’appuntamento è fisso! Ci leggiamo ogni anno in autunno! Siamo già
all’opera sul prossimo volume.