Dopo svariati mesi passati a gongolarmi davanti ai vari trailer di Doctor Strange il giorno era giunto, emozionato come un bambino finalmente il viaggio dimensionale poteva avere inizio.
Quando ci si trova davanti ad un origin-movie del genere sono convinto che il protagonista sia probabilmente l’elemento più importante, serve un attore capace e dal forte carisma che sia pronto anche a reggere da solo il film se fosse necessario. Benedict Cumberbatch si conferma di nuovo il grande attore che è, riuscendo non solo nell’impresa ma andando anche oltre. Non sarebbe esagerato dire che ci troviamo davanti ad una perfetta incarnazione di Steven Strange che ha addirittura esaltato e messo in evidenza gli elementi positivi dell’ultima fatica di Scott Derrickson.
Nonostante il film abbia un ritmo molto veloce, dando poco spazio ai tempi di transizione, l’interpretazione di Cumberbatch risulta comunque credibile ed estremamente leggibile, ogni sua espressione, ogni suo sguardo, raccontano miriadi di sensazione ed emozioni che scaraventano il personaggio in stati d’animo mai provati. Impotenza, frustrazione, il viso del dottore è marchiato da questi sentimenti portandolo ad un evoluzione psicologica che lo trasforma radicalmente. Hanno voluto farci vedere che per diventare un eroe non bastano un vestitino blu e un mantello rosso, serve un cammino, una strada esistenziale da far percorrere, e ci sono riusciti alla grande.
È interessante notare l’approccio che ha avuto nei confronti di questo ruolo essendo comunque simile per diversi aspetti allo Sherlock della BBC (sempre interpretato da Cumberbatch, serie consigliatissima). Anche lui un genio, anche lui un uomo dall’ego spropositato, ma basta scavare un po’ nella psicologia del personaggio per capire delle essenziali differenze tra i due: Sherlock è un sociopatico, questo vuol dire che è una figura esterna alla società, non legata ai nostri costumi e alle abitudini dell’uomo medio, Dottor Strange invece, nonostante sia ben inserito all’interno della quotidianità, si pone al di sopra della società, in parole povere entrambi si sentono superiori agli altri ma hanno un punto di vista completamente diverso.
Detto questo sarebbe da matti non pensare che i Marvel Studios si siano portati a casa un altro ottimo casting che ha tutte le carte in regola per affermarsi con la stessa potenza del Tony Stark di Robert Downey Jr., parole grosse ma sincere.
Per mettere su un buon film d’avventura deve necessariamente esserci anche buon mentore, L’Antico di Tylda Swinton aveva una pesante responsabilità e non ha deluso. Il suo viso androgino si adatta perfettamente alla personalità misteriosa e indecifrabile de L’Antico, una figura che incarna particolari contraddizioni che danno vita ad una caratterizzazione tutt’altro che piatta. Altra cosa davvero figa: ogni volta che L’Antico combatte si gode con gli occhi.
Il film di Derrickson non vuole avere personaggi secondari inutili e non li ha, un altro nome che devo citare è quello di Chiwetel Ejiofor, nel ruolo di Karl Mordo. Se siete lettori di comics sapete bene che l’animo gentile e benevolo di Mordo prima o poi farà posto a sentimenti ed obiettivi ben diversi, proprio per questo vederlo all’inizio della sua storia ci da (e probabilmente ci darà) la possibilità di conoscerlo, cosa che accade raramente nei film Marvel Studios a meno che tu non sia l’eroe della situazione. Ejiofor non spiccherà particolarmente, ma non sfigura neanche e lascia un’interessante curiosità nei suoi confronti.
I Marvel Studios per motivi ancora poco chiari continuano ancora a proporre villain dalle personalità piatte e bidimensionali, anche in Doctor Strange, ma non posso negare che il Kaecilius di Mads Mikkelsen riesce a porsi comunque con cattiveria e determinazione, abbastanza da provare un minimo di timore nei suoi confronti. C’è da dire che grazie a Dormammu le mancanze di questo villain riescono ad essere più o meno compensate.
Considerando il trucco da panda alieno il compito di Mikkelsen non era affatto facile.
La trama è molto semplice, decisamente frettolosa quando vogliono farci vedere Strange prima dell’incidente, non posso togliermi dalla testa il pensiero che sarebbe stato decisamente più interessante conoscere meglio il suo lato umano, dando spazio più al suo mondo e alla sua vita da dottore prima che venisse stravolta per sempre. A conti fatti gran parte della riuscita del film è dovuta infatti alla resa dei personaggi, detto questo però bisogna ammettere che finalmente sono riusciti a rendere bene cosa vuol dire essere un eroe alle prime armi, questo ha costretto gli sceneggiatori a dover risolvere diverse situazioni facendo appello all’intelletto e all’astuzia di Strange, nessun piano chissà quanto geniale, ma per lo meno non hanno sconfitto il nemico utilizzando la semplice forza bruta o escamotage poco credibili come spesso accade nei cinecomics.
La regia di Derrickson è interessante e non è stata del tutto appiattita dal peso tipico delle grandi produzioni, diversi sono i momenti in cui possiamo notare un’occhio temprato da atmosfere più cupe e mature avendo spesso lavorato a produzioni horror. Queste atmosfere cupe sono presenti anche in Doctor Strange, decisamente calibrate ma piacevoli e alleggerite da una comicità sempre più pesata e ben distribuita.
Spettacolari i combattimenti, i vari poteri magici concedono la possibilità di dare vita a dinamiche e coreografie spettacolari ed originalissime, indescrivibile il gaso provocato dalle varie architetture che vengono mischiate e accartocciate come se fossero un mazzo di carte.
I costumi e le scenografie sono fantastiche, metteteci anche che i viaggi dimensionali che grazie ad un uso consapevolissimo della computer grafica sono un trip fantastico di colori e atmosfere, il risultato è un prodotto che visivamente lascia a bocca aperta. Impossibile non notare quanto alcuni trip richiamino i video di Cyriak, se non sapete di cosa sto parlando googlatelo al più presto.
Doctor Strange tra alti e bassi si conferma comunque un altro successo, un film che non sorprende come speravo ma che comunque mi ha intrattenuto e soddisfatto, lasciandomi spesso meravigliato.
Nel bene e nel male una ventata d’aria fresca e ci serviva.