I Doni di Edo di Koichi Masahara – Un’istantanea della vita | Recensione

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I Doni di Edo

La collana Aiken di BAO Publishing si è arricchita di un nuovo, intenso volume, pubblicato lo scorso 27 Giugno. “I Doni di Edo“, scritto dal maestro Koichi Masahara, nasce poggiando le sua fondamenta sulle opere di due colossi come Sadao Yamanaka e Shohei Kusunoki, accomunati dallo stile e dalla capacità di mettere in luce la contemporaneità attraverso le vicende del passato, elemento imprescindibile anche di questo autoconclusivo che, come suggerisce il titolo, si colloca in una dimensione molto lontana, ma non per questo meno sentita: il periodo Tokugawa, più precisamente la capitale Edo, sede dello shogunato, che, in seguito, sarebbe diventata Tokyo.

Qui, vengono messe in scena nove storie (molto brevi, si parla di poco più di una ventina di pagine a testa), non collegate, ma che riescono a dare l’impronta vivida della società giapponese del tempo. Ad essere coinvolti sono, infatti, tutti i ceti sociali possibili: dal contadino, al pescatore, passando per l’artigiano, finendo con le dame di corte e gli uomini che contano davvero.

Nonostante la cortezza, la psicologia dei characters coinvolti è delineata benissimo, si capisce dove voglia andare a parare e si è in grado di immedesimarsi o prendere le distanze dalle scelte compiute. Eh già, perché raschiando il barile, in sostanza, è di scelte che si vuole parlare, che si vuole raccontare. Scelte che delineeranno sentieri, non per forza giusti, anzi spesso abbastanza egoisti e sbagliati (naturalmente secondo la morale personale di chi legge). Sentieri che alimenteranno speranze e desideri, gli stessi di anziani che non sono riusciti a compierli e vedono negli occhi dei giovani la fiamma giusta, di chi spera di essere accettato, di chi non si sente abbastanza. Numerose ed emblematiche sono le tavole colme di silenzi, in cui si accentuano i particolari, risaltano e rimbombano nella mente le parole non dette, accennate, gli sguardi, i sospiri.

Spesso la linea di demarcazione tra due estremi sa essere molto breve. Aiutare il prossimo o far prevalere il successo personale sull’amore. Onorare i propri sogni anche a costo di morire, letteralmente o consequenzialmente alla perdita della sacra dignità, oppure stare rinchiuso in gabbia per sempre, assoggettato ai dettami di una famiglia matriarcale, che ti costringe a vestire un sorriso dietro al quale si nascondono mostri e sofferenza, anche quando devi comunicare la più brutta delle decisioni, in ogni singolo momento di ogni singolo giorno. Dettagli, esperienze allegre e tristi, che non possono essere rinchiuse solo ed esclusivamente dentro le pagine di un manga, ma ne esaltano la prorompenza, rispecchiandosi nelle nostre, di esperienze, nelle nostre debolezze, che spesso ci fanno tentennare o ci danno lo slancio per compiere un gesto che potrebbe cambiare definitivamente l’esistenza a noi e a chi ci sta intorno.

È qui che risiede la grandezza de “I doni di Edo”. L’opera si allontana totalmente da canoni o ricerca della perfezione, per abbracciare il quotidiano, la bellezza delle piccole cose, fatti e circostanze che a chiunque possono capitare, in qualsiasi attimo, ponendolo di fronte ad un bivio. Un enorme, complesso bivio chiamato vita. Solo una strada sarà concesso prendere e chissà come sarebbe andata se…

Il resto resta in mano ai ricordi, ai pensieri, ai “what if”. Possono essere spensierati o rimorsi cruenti, ma, da questi, non è possibile tornare indietro. Non più. Masahara, al termine del volume, afferma di essere lieto di essere l’autore se uno dei nove trascorsi sia stato in grado di toccare il lettore. Può essere orgoglioso del suo lavoro, allora. Ognuno di quei piccoli frammenti accarezza in modo diverso l’usufruente. Lo sprona a pensare, a volte lo fa sorridere, altre lo lascia di stucco. Perché potrebbe capitare a chiunque, un giorno, di trovarsi in balia di quegli eventi, che poi sono la ricchezza, i doni, che Edo fa ai suoi cittadini.

I disegni hanno un tratto particolare, che potrebbe, come al sottoscritto, non piacere più di tanto. I personaggi si confondono quasi fra loro, ma la cosa non va ad inficiare in maniera negativa sul complesso. Anzi, tutto sommato è anche meglio così, data la descrizione della normalità che si ha. I vizi e le virtù, i peccati e le conoscenze possono essere nelle mani e nella testa di chiunque.

In conclusione, “I Doni di Edo” è dunque un manga riflessivo, conscious e strettamente consigliato, per chi sta vivendo emozioni forti, un periodo no. O più semplicemente, per chi vuole guardare aldilà delle proprie vicissitudini per trovarne di simili e contrastanti, confrontarle e assaporare meglio le nostre mosse giornaliere sull’enorme scacchiere dell’esistenza.

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