A Classic Horror Story

Regia di Roberto De Feo e Paolo Strippoli

Apriamo la nostra lista con un film horror italiano. Una delle rivelazioni dell’anno è stato proprio il nuovo lungometraggio di Roberto De Feo (The Nest) e Paolo Strippoli: A Classic Horror Story. Quando il caravan su cui viaggiano: Elisa (Matilda Anna Ingrid Lutz), Fabrizio (Francesco Russo), Riccardo (Peppino Mazzotta), Mark (Will Merrick) e Sofia (Yuliia Sobol) esce fuori strada, i cinque malcapitati passeggeri non immaginano che cosa sta per accadere. Dopo l’incidente, gli sfortunati carpooler si risvegliano storditi nel bel mezzo dell’entroterra calabrese, in una radura contornata da un fittissimo bosco, davanti ad una sinistra casa di legno che troneggia al centro del luogo. La strada che stavano percorrendo sembra essere magicamente scomparsa e la baracca di legno sembra essere l’unico luogo sicuro in cui rifugiarsi. Peccato che poco dopo il loro ingresso qualcosa di decisamente macabro sta per accadere. Una luce a neon rossa si accende nella radura, una sirena inizia a suonare e dei misteriosi uomini incappucciati irrompono nella baracca seminando paura, morte e sangue tra i malcapitati superstiti. Ma chi si cela davvero dietro quelle tre inquietanti maschere? Attingendo dal folklore italiano, e citando i film horror che hanno fatto la storia del genere, il film di De Feo/Strippoli non può non colpire per messa in scena e pesante critica sociale che decide di muovere. Le citazioni non risultano mai fini a sé stesse, anzi fanno parte di un disegno più ampio che guida lo spettatore verso un inaspettato plot twist finale. Il cast riesce a reggere egregiamente una pellicola non basata solo sui classici jumpscare, o brutali omicidi, ma su una società in via di quasi completa auto-distruzione.


Don’t Look Up

Regia di Adam McKay

Arrivato pochissimi giorni fa, Don’t Look Up, una delle pellicole più costose di Netflix sta facendo parlare moltissimo in questi giorni. La laureanda in astronomia Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence) e il professor Randall Mindy (Leonardo DiCaprio) fanno una straordinaria scoperta: una cometa in orbita all’interno del sistema solare. Il primo problema è che si trova in rotta di collisione con la Terra. E l’altro? La cosa non sembra interessare a nessuno. A quanto pare, avvisare l’umanità di una minaccia delle dimensioni del monte Everest rappresenta un evento scomodo da affrontare. Con l’aiuto del dottor Oglethorpe (Rob Morgan), Kate e Randall partono per un tour mediatico che li porta dall’ufficio dell’indifferente presidente Orlean (Meryl Streep) e del suo servile figlio nonché capo di gabinetto Jason (Jonah Hill), fino alla stazione di The Daily Rip, un vivace programma del mattino condotto da Brie (Cate Blanchett) e Jack (Tyler Perry). A sei mesi dall’impatto della cometa, gestire continuamente le cronache e catturare l’attenzione del pubblico ossessionato dai social media prima che sia troppo tardi risulta essere un’impresa incredibilmente comica. Cosa spingerà il mondo intero a guardare in alto? Amato e odiato è indubbio che questo film lascerà traccia di sé. Critica sociale e metafora dei nostri tempi Don’t Look Up riunisce un cast d’eccezione e decide di raccontare la sua storia attraverso il genere catastrofico in pieno stile 2000. Per noi, uno dei migliori film dell’anno.


Dune

Regia di Denis Villeneuve

Se il cinema di fantascienza oggi può contare su un caposaldo come Star Wars, lo si deve anche e soprattutto a Frank Herbert, che con i suoi libri ha raccontato l’epopea di Paul Atreides, di Arrakis e della guerra per il controllo della Spezia. Questo e molto altro è Dune, che quest’anno è tornato al cinema (dopo l’adattamento di David Lynch datato 1984) con Denis Villeneuve in veste di regista e con Timothée Chalamet nei panni del Kwisatz Haderach. Il film è stato presentato in anteprima al Festival di Venezia e, come ci si poteva aspettare, è stato uno splendore per gli occhi. Quando Legendary e Warner Bros. hanno infatti ingaggiato Villeneuve, l’obiettivo è stato chiaro a tutti: confezionare una pellicola che fosse un vero e proprio kolossal dal punto di vista dell’impatto visivo. Così è stato, perché Dune è un titolo che già con le immagini racconta tantissimo. La storia, poi, è quella che i fan conoscevano o che il pubblico ha conosciuto: il giovane Paul Atreides (Timothée Chalamet) incontra il suo destino sul pianeta Dune, vastissimo deserto che si rivela però essere il centro dell’universo perché presente sulla sua superficie la Spezia, sostanza fondamentale nella galassia per molteplici motivi, economici e politici su tutti. Quando gli Atreides verranno attaccati dagli Harkonnen, il rampollo intraprenderà un viaggio che lo porterà ad essere l’uomo che si ritroverà tra le sue mani le sorti dell’universo tutto. Nella sua semplicità, la storia è estremamente coinvolgente e la scelta di dividere l’opera in almeno due parti ha avuto effetti positivi su più livelli: prima di tutto il pubblico che ha adorato il film ha gioito nello scoprire di avere l’opportunità di tornare in sala per vedere nuovamente i personaggi; per i fan dei libri, invece, una divisione in più film ha portato una maggiore fedeltà alle opere cartacee. Dune, sostanzialmente, è stato un film che ha saputo mettere d’accordo se non tutti in molti, con gli spettatori che già aspettano con ansia la Parte Due.


Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time

Regia di Hideaki Anno

Il capitolo finale della tetralogia che riscrive, rivede e completa (o continua? non lo sapremo davvero mai) il mondo e la storia e l’essenza di Evangelion, la creatura più importante del geniale Hideaki Anno, è un tripudio di emozioni, di musica, di colori, di esplosioni, di introspezione, di misteri svelati e di altri aggiunti alla mitologia degli Eva e alla creatura Shinji Ikari. Anno mette un punto alla sua opera più acclamata e controversa con un film dalle mille sfaccettature, dal finale poetico e nostalgico, che allo stesso modo punta lo sguardo sul futuro. Evangelion: 3.0+1.0 Thrice Upon a Time è la gloriosa conclusione di una delle opere più incredibili di sempre, un prisma che riflette le diverse luci di chi lo guarda, perché la saga creata da Hideaki Anno è, prima di tutto, uno specchio in cui ognuno potrà vedere immagini diverse a seconda della propria predisposizione e della capacità di introspezione. Così come Shinji è un avatar di Anno, lo spettatore potrà rivedersi nei diversi esseri umani che caratterizzano la saga degli Eva. Perché Evangelion è, molto semplicemente, la vita.

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