Dopo essersi fatto conoscere al mondo con Macbeth e Assassin’s Creed, il regista Justin Kurzel è tornato con una nuova pellicola, che viene presentata qui al Torino Film Festival dopo il passaggio a Toronto, prima di uscire in sala di tutto il mondo il prossimo anno. La storia di questo suo quarto lungometraggio True History of the Kelly Gang è tratta dall’omonimo romanzo di Peter Carey. Siamo nell’Australia del 1867, Ned Kelly è un bambino nel mezzo del nulla dove la madre vende il suo corpo per denaro e il padre sta a guardare. È un’infanzia brutale la sua, spesa su una terra arida e venduta a un bandito ubriacone che ha deciso di farne un uomo. Rientrato cresciuto (e vissuto) in seno alla famiglia qualche anno dopo, Ned deve decidere che tipo d’uomo vuole diventare. Provocato da un poliziotto pappone e da una madre che ama visceralmente, il ragazzo sposa la ‘causa irlandese’ contro il nemico inglese.
Possiamo dire che i due precedenti lavori del regista non erano sicuramente ben fatti, il Macbeth che aveva girato aveva una bella estetica (che torna molto anche qui) ma aveva poco altro da dire, se non delle medie interpretazioni dei 2 attori protagonisti, mentre Assassin’s Creed era un vero disastro su tantissimi fronti, un film davvero fallito. Questo suo quarto lungometraggio (il primo che fece, Snowtown non è mai uscito in Italia) è per lui una prova abbastanza importante, l’estetica che Kurzel aveva messo in Macbeth qui torna prepotentemente all’attacco e rende il progetto sicuramente con un tocco più autoriale. A livello estetico in alcune riprese è senz’altro ben fatto; quello che purtroppo non riesce al regista è trovare una sceneggiatura giusta con dei personaggi credibili e che non siano odiosi fino al midollo, in tutti i film da lui fatti nessun suo personaggio è minimamente sopportabile. No, non è sempre per la bravura dell’attore che si prova questo genere di sentimento per il personaggio, il problema è la recitazione di tutti gli attori e l’idea che c’è di fondo della storia e dei personaggi. Se la prima parte dove c’è Ned Kelly bambino e intervengono Charlie Hunnam (che ha un personaggio insipido da morire) e Russel Crowe (che avrebbe un bel personaggio ma è mal utilizzato) c’è interesse a scoprire come potrà andare avanti la storia, la seconda parte di True History of the Kelly Gang invece è tutt’altro che interessante, fintanto da sembrare noiosa pur essendo molto movimentata. Inoltre in questa seconda parte il personaggio interpretato da Nicholas Hoult e il Ned Kelly adulto interpretato da George McKay hanno un rapporto gestito malissimo. È un gran peccato perché il regista ha una sua idea scenica che è valorizzata anche buone musiche, luoghi molto ben ripresi e scenograficamente elaborati e una fotografia convincente, molto come Macbeth nelle scene di notte con questa predominanza di Nero e Arancio.
Altro difetto importante è che la Gang che viene citata nel titolo è fin troppo poco presente e quando c’è viene valorizzata davvero troppo poco. Per non parlare invece di una delle sequenze finali, completamente fuori di testa in senso negativo.
Un gran peccato per questa pellicola, sarebbe stato un bel colpo di riscatto per Kurzel che continua ad essere un regista tecnicamente dotatissimo, ma con pochissime idee di storia e di come si creano dei personaggi.