Antonucci & Fabbri tornano, affiancati da Maurizio Boscarol ai disegni, con un nuovo fumetto parodistico e politico, La Fattoria dell’Animale, specchio della nostra società moderna, edito da Feltrinelli.

La Fattoria vive un periodo di magra, gli animali, così come il padrone, mangiano poco, ma sono tutti ben felici di aiutare nella produzione di sostentamento per lui fino a quando Il Senatore, uno dei maiali più anziani, viene a scoprire la segreta dispensa del padrone. Così inizia la rivoluzione e, all’urlo di “Prima gli Animali”, la fattoria passa sotto il controllo del Senatore e del suo fidato maiale capo, Capitano. Da lì sarà una discesa nell’oblio, con l’opinione degli animali traviati dai propri leader, da una stampa leale al potere e da un capo con una parlantina accattivante, ma ben poca sostanza.

La Fattoria dell’Animale, ovviamente ispirato dal romanzo del 1945 di George Orwell, La Fattoria degli Animali, ripercorre la “vera” storia di una fattoria che, proprio come quella descritta nel romanzo di Orwell, passa sotto il controllo degli animali, ma stavolta non si parla della rivoluzione Russa e dell’arrivo al potere di Joseph Stalin, ma ci si concentra sulla politica Italiana, con la nascita di movimenti populisti e la diffusione di un nuovo modo di controllare l’opinione pubblica, le fake news. E’ evidente, sin dal prologo, chi siano i protagonisti e in che direzione procederà una storia che non ha solo l’obbiettivo di raccontare l’attuale stato Italiano ma anche un possibile nero futuro, nello stile proprio di Orwell.

Siamo portati sin da subito alla conoscenza dei nostri due rivoluzionari maiali, il Senatore (ispirato al Senatur) e il Capitano (non pensiamo sia necessario dirvi a chi sia ispirato), principali responsabili della continua, sempre più facile e dilagante colpevolizzazione di tutti e allo stesso tempo di nessuno, grazie all’utilizzo dei giornali e di una narrazione creata e seguita da tutti gli altri agenti parte del racconto. Nel clima che viene creato si è sempre alla ricerca di una nuova minaccia per unire il popolo sotto un qualcosa che lo distolga dal vero problema della fattoria, ossia il mangiare e il consumo dei soldi da parte dei potenti. Proprio questi si ritrovano a dover offrire incentivi per contenere l’opinione pubblica, che poi vengono tolti da un’altra parte e così via, in un ciclo destinato a ripetersi. Ma ci sarà poi quel momento dove il vero obbiettivo sarà fin troppo palese e, ormai autorizzati dal potere che noi stessi gli abbiamo dato, porterà a conseguenze che sarebbe meglio davvero rimanessero solo nello scenario peggiore di un fumetto.

La scelta di utilizzare il testo per raccontare la storia come viene percepita dalla popolazione, perché così i potenti vogliono farla arrivare, e dall’altra mostrare cosa sta veramente accadendo, fa in modo di dipingere un’inquietante e troppo vicina realtà che potrebbe diventare la nostra se non ci svegliamo. Il fumetto si pone così, sia come critica che come avvertimento sociale, mostrando l’effettiva pericolosità dei movimenti dal basso e della loro inevitabile evoluzione e di tutti i numerosi meccanismi utilizzati per rimanere al potere.

Antonucci & Fabbri riescono, con La Fattoria dell’Animale, nel difficile compito di strappare qualche risata da una storia che ridere non dovrebbe fare, ma che quasi dovrebbe spaventare il pubblico e far pensare i più. I disegni di Boscarol, sporchi, poco dettagliati e appunto da parodia strappano anche loro qualche sorrisetto ma non più di quello, proprio perché qui il duo non vuole far ridere quanto molto di più riflettere e cercare di far capire quanto la storia cambi spesso sponda a seconda del narratore. Mi raccomando non credete alle fake news!


RASSEGNA PANORAMICA
La Fattoria dell'Animale
7
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Sono Luca, fin da piccolo mi sono interessato ai fumetti e successivamente alle serie tv, quando mi è stata data la possibilità di parlare delle mie passioni mi sono ficcato in questo progetto. PS: Ryan Ottley mi ha chiamato Tyrion non ricordandosi il mio nome.
la-fattoria-dell-animale-di-antonucci-fabbri-orwell-al-tempo-delle-fake-news-recensioneAntonucci & Fabbri riescono nel difficile compito di strappare qualche risata da una storia che ridere non dovrebbe fare, ma che quasi dovrebbe spaventare il pubblico e far pensare i più. I disegni di Boscarol, sporchi, poco dettagliati e appunto da parodia strappano anche loro qualche sorrisetto ma non più di quello, proprio perché qui il duo non vuole far ridere quanto molto di più riflettere e cercare di far capire quanto la storia cambi spesso sponda a seconda del narratore.

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