— Menzione D’Onore —
Detroit: Become Human
Detroit: Become Human, nuovo lavoro di David Cage e di Quantic Dream, è considerabile, a tutti gli effetti, il successore spirituale di un altro titolo di Cage, ovvero Heavy Rain. Un gioco, fortmente story-driven, dove tramite le vicissitudini di diversi personaggi, le cui vicende si intrecciano, ed un sistema di scelte multiple con relative conseguenze ed incidenza sul finale della storia, sono infatti il perno del già citato Heavy Rain. Tutte queste peculiarità ritornano in Detroit: Become Human, ambientato nel 2038, che racconta le vicende di tre androidi alle prese con la presa di coscienza da parte di un sempre maggior numero di androidi, ormai sempre più vicini al diventare esseri totalmente senzienti, soprannominati Devianti.
Dotato di un comparto visivo strepitoso, il gioco si basa su un gameplay piuttosto semplice e, al giorno d’oggi, tornato in voga grazie anche e soprattutto alla defunta Telltale Games: ci troviamo infatti di fronte ad un’avventura, con uso piuttosto pesante di quick time event e, come già detto, dalla presenza di svariate situazioni in cui il giocatore dovrà fare delle scelte, che andranno ad influenzare la trama fino a portarla ad uno dei finali multipli del gioco. Dal punto di vista narrativo ci troviamo di fronte ad una storia che mescola elementi e tematiche che faranno sicuramente piacere ai fan di Asimov, a chi ha apprezzato film come Io, Robot e serie TV come Humans. Pregio ed al tempo stesso principale difetto del gioco è sicuramente la sua stessa natura: alcuni infatti faticheranno a considerare Detroit un videogioco, accostandolo più ad un film interattivo.
— Gioco Dell’Anno —
Red Dead Redemption 2
Disponibile per PlayStation 4 e Xbox One
Dopo anni di duro lavoro, i ragazzi di Rockstar Studios salgono nuovamente in cattedra per dare a tutti una lezione su come si sviluppano i videogiochi. Red Dead Redemption 2, terzo titolo della saga iniziata nel 2004 con Red Dead Revolver, ci catapulta di nuovo nel vecchio west, impersonando Arthur Morgan, un fuorilegge appartenente alla banda Van der Linde. Il nuovo titolo di Rockstar dimostra che può esistere il connubio perfetto tra commercialità e autorialità. Il videogioco è una vera e propria opera autoriale che sfrutta al meglio un mondo open-world con la vastità di mappa di un GTA, senza però far perdere allo spettatore il focus principale della produzione, la narrazione. La qualità della scrittura della storia è davvero alta, curatissimi sono anche i dialoghi, da quelli principali alle più inulti interazioni con NPC, con trame, sottotrame e quest secondarie che si intrecciano senza alcuna falla narrativa. Il gameplay è ottimo, per quanto già visto e per nulla innovativo, la struttura del gameplay è solida e perfettamente amalgamata con il gioco stesso. Dal punto di vista visivo Red Dead Redemption 2 regala al giocatore un’esperienza unica, con un iperrealismo impressionante, curato nei minimi dettagli. Ma non finisce qui, il mondo presentato nel gioco è vivo e altamente realistico, ricco di interazioni ambientali, ogni NPC, anche quelli di contorno, hanno vita propria e reagiscono agli stimoli esercitati non solo dal protagonista, ma anche dagli altri NPC.
Red Dead Redemption 2 setta un nuovo standard per le produzioni open-world, un esempio da seguire negli anni a venire per creare un titolo di questo genere che punti la giusta attenzione sul comparto narrativo, dando vita ad un’esperienza di gioco unica.